Il palazzo è oggi uno dei più belli esempi di architettura settecentesca, tra i pochissimi nel borgo antico a non essere il risultato di più unità edilizie accorpate, ma costruito dalle fondamenta dopo il diroccamento di una preesistente casa “palazzata”.
il palazzo comprendeva circa 22 stanze tra il piano nobile e il secondo piano, due terrazzi, il “quartino matto” di quattro vani, la cantina ed un magazzino, oltre alla scuderia, rimessa, selleria e un magazzino per foraggi con altre tre piccole case contigue.
La sua edificazione si deve al barone Francesco Maria Pantaleo, la cui famiglia originaria di Palagiano raggiunse nel corso dei secoli XVIII e XIX una solida posizione economica, acquisendo un vasto latifondo che comprendeva le masserie Paluderbara (attuale Patrovaro), Raho, Cicora, Manganecchia Cimino e numerosi immobili sparsi nella città. L’azienda dei baroni Pantaleo nei primi anni del Novecento si specializzò nell’allevamento di capi di bestiame bovino e ovino, nella produzione di prodotti caseari, oltre ad impiantare importanti stabilimenti vinicoli e oleifici.
Nel 1770 Francesco Maria volle affermare la sua posizione in città facendo edificare il palazzo di famiglia a pochi passi dalla chiesa di S. Pietro Imperiale, affacciato sul Mar Grande nello splendido scenario del porto, ne affidò la realizzazione ad uno dei più accorsati costruttori dell’epoca, Francesco Saverio Miraglia, al quale affiancò il pittore francavillese Domenico Antonio Carella per le decorazioni dei soffitti e delle stanze, secondo un costume che si andava affermando nelle province meridionali su modello napoletano.
Severo e puntuale nelle sue richieste il committente, che si riservò nei due contratti d’appalto, il diritto di cambiare anche in corso d’opera quanto previsto nei capitolati.
Contratto d’appalto tra don Francesco Maria Pantaleo e Francesco Saverio Miraglia
1770 settembre 2, Taranto
ASTA, notaio Mannarini Francesco Nicola, scheda 183, anno 1770, cc.1077v-1091v
Il barone Francesco Maria Pantaleo stipula un contratto d’appalto con il "mastro fabricatore"Francesco Saverio Miraglia per la costruzione del suo nuovo palazzo. 3536 ducati è la somma concordata per "menare a terra" le precedenti costruzioni e per edificare la nuova dimora del barone.
Contratto d'appalto con il pittore Domenico Carella
1773 giugno27, Taranto
ASTA, notaio Mannarini Francesco Nicola, scheda 183, anno 1773, cc.512r-516r
Il barone Francesco Maria Pantaleo stipula un contratto d’appalto con il “perito pittore” francavillese Domenico Carella per abbellire i soffitti del piano nobile della sua nuova dimora, per la somma pattuita di 235 ducati.
Trascrizione parziale
“…dovendo esso signor don Francesco Maria fare le pitture del quarto nobile del suo palazzo nuovamente fabbricato in questa sudetta città di Taranto per tali pitture esse parti sono venuti fra di loro all’infrascritta convenzione, patti ed appaldo, videlicet.
Che esso Domenico, come perito pittore, debba pingere il soffitto della galleria di esso palazzo a tenore del disegno sottoscritto da ambe esse parti, che si è dato a conservare in potere di esso signor Domenico per regolare la pittura di esso soffitto secondo detto disegno e volendo il detto signor Pantaleo aggiunta qualche cosa di suo piacere sia tenuto esso signor Domenico aggiungerla e nel caso il detto signor Pantaleo vorrà mutare qualche cosa nella pittura di detto soffitto, sia tenuto il detto signor Domenico mutarla e rifarla secondo il piacere e genio del detto signor Pantaleo, incessare bene la tela, acciò sia spianata a dovere, senza che seli possa vedere rovidezza alcuna, e nel mezo di detto soffitto farci, pittarci e situarci un quadro della lunghezza di palmi dieciotto e larghezza di palmi undeci, di pittura ad oglio, con pittarci quelle istorie che piaceranno al detto signor Pantaleo e farci li personaggi al naturale e con ottimi colori e fina e perfetta pittura a qual’effetto prima di pittare detto quadro sia tenuto detto signor Domenico formarne la macchietta ed esibirla al detto signor Pantaleo, acciò la possa esaminare e considerare e dopo che il medesimo l’avrà approvata, pincerla in detto quadro di detto soffitto, come ancora pincere in detta galleria li frisi dal piano della medesima per quell’altezza che piacerà al detto signor Pantaleo e sarà proporzionata alle boffette che dovranno ornare la galleria sudetta”.
Segue la descrizione dei soffitti delle due camere nobili e della retrocamera da dipingere “a sguazzo”, e “li frisi alle porte di sopra e alla parte di basso”